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Dopo la pandemia, la guerra. Come spiegarlo ai bambini?

"E’ fondamentale trovare insieme delle chiavi di lettura di quanto sta accadendo per poter gestire le angosce individuali e collettive"

Mentre stiamo ancora combattendo la battaglia contro il Coronavirus, alternando fasi di tregua momentanea a durissimi scontri in seguito ai quali si contano ancora parecchie vittime, viene ufficializzata una nuova guerra tra Russia e Ucraina.

Finora abbiamo combattuto contro un nemico invisibile. Oggi la parola guerra trova altre immagini: palazzi distrutti, rumori assordanti, corse nei bunker sotterranei, file di macchine in fuga. Ci sono nuovamente persone che vengono sottratte dai loro progetti, dai luoghi sicuri, dai loro familiari. Ritorna il silenzio assordante nelle strade delle città, un silenzio interrotto solo dal rumore delle sirene che invitano tutti a nascondersi perché cominciano i combattimenti.

Questa volta il nemico non è così invisibile, e se nella pandemia ci si raccoglieva davanti al focolare domestico per sentirsi più sicuri, in una guerra armata la casa non è più un luogo sicuro, ma si è costretti a fuggire per mettersi in salvo.

I bambini si trovano nuovamente a confrontarsi con notizie, immagini, paure, fantasie angosce e preoccupazioni che ruotano intorno alla parola guerra.

È importante non sovraesporre i bambini a immagini e notizie non adatte al loro livello di comprensione. Ricordiamoci che i bambini, anche in età prescolare, osservano e ascoltano tutto e lo comprendono con gli strumenti che hanno a disposizione, sono spugne emotive e assorbono situazioni, sensazioni e stati d’animo. Non hanno bisogno di telecronache fatte di parole specifiche e troppo dettagliate, ma hanno bisogno di trovare principalmente un significato e un rispecchiamento emotivo alle loro domande e preoccupazioni. I bambini necessitano di informazioni chiare e vere, filtrate in base all’età, in modo che possano essere comprese.

Un bambino per sentirsi sicuro non deve vedere un adulto che finge o mostra un’apparente tranquillità sminuendo la gravità della situazione. In situazioni come questa è legittimo essere preoccupati, non avere delle risposte esaustive e sicure, ma è fondamentale trovare insieme delle chiavi di lettura di quanto sta accadendo per poter gestire le angosce individuali e collettive. Tutte le domande dei bambini meritano ascolto autentico e risposte sincere, in linea con ciò che effettivamente sono pronti ad ascoltare. Non serve riempirli di racconti e dettagli su contenuti sui quali ancora non si sono interrogati, e ancor meno è utile passare a loro le nostre personali posizioni sugli eventi o le nostre angosce.

Sentirsi parte di qualcosa, di un progetto, di una collettività, è un’esperienza per il bambino che probabilmente vale più di infinite spiegazioni. Se c’è un adulto ad accogliere, contenere, limitare, allora si può imparare a proteggersi.

I bambini hanno il diritto di spaventarsi e/o essere tristi, ma noi adulti abbiamo il dovere di rendere loro capaci di trasformare le angosce e gli eventi a cui sono collegate in opportunità di crescita, magari aiutandosi con una favola, un racconto, un libro adatto a loro.

Le favole insegnano che le grandi catastrofi o sfide sono il momento narrativo in cui avvengono grandi cambiamenti, in cui si attivano grandi paure, ma si trovano anche gli strumenti per superarle. E spesso la parola chiave che permette la trasformazione è la fiducia. I bambini hanno bisogno di riporre la loro fiducia in adulti che riescano a raccoglierla, ad alimentarla e a soddisfarla, e soprattutto in adulti che li conoscano bene e ne sappiano tenere presente la storia individuale che va a incontrarsi con i fatti che colpiscono la società e la collettività, come la pandemia e l’attuale conflitto tra Russia e Ucraina.

 

Gli specialisti IdO